Violenza genere: scuola sentinella ma non può fare da sola

upday.com 6 godzin temu
Discussione istituzionale che simboleggia il dibattito sulle politiche educative contro la violenza di genere (Immagine simbolica - Generata da IA) Upday Stock Images

La voce della scuola è emersa come protagonista nel convegno «Adolescenti e violenza di genere». È attraverso l'istruzione e i docenti che si formano i cittadini del domani, mentre l'intervento delle forze dell'ordine può arrivare solo in seconda battuta.

La professoressa, psicologa e psicoterapeuta Annamaria Ferrante ha illustrato il difficile ruolo dell'ascolto e il progetto Pnrr «Mentoring» per la consulenza scolastica. «Nell'incontro diretto con i ragazzi si apre un mondo, a volte sconosciuto», ha spiegato Ferrante durante il convegno.

Gli studenti possono raccontare episodi di violenza spesso non riconosciuta, vivendo le prime relazioni di coppia disfunzionali. «Dobbiamo chiederci: siamo pronti ad accogliere queste storie di violenza? Abbiamo gli strumenti giusti?», ha dichiarato la psicoterapeuta, aggiungendo che «affrontarle è un nostro dovere».

Il ruolo di sentinella della scuola

La dirigente Daniela Mayer ha definito la scuola «una sentinella, un punto d'osservazione privilegiato» che entra nelle famiglie tramite il dialogo con i ragazzi. L'attenzione alla sfera relazionale non può essere considerata un elemento secondario e deve rimanere costante fin dai primi anni di insegnamento.

La dirigente Caterina Mangiacarina ha sottolineato l'importanza del segmento della scuola dell'infanzia, dove «l'intervento educativo deve essere strutturato». I docenti devono manifestare una consapevolezza educativa importante per aiutare le famiglie a crescere, specialmente quando i genitori non sono in accordo con la scuola.

Quando le famiglie sono disfunzionali, i docenti e gli istituti diventano luoghi di ascolto e cura. «I docenti osservano gli studenti, captano i loro segnali di malessere», ha spiegato la docente Daria Moscollo, precisando che «la scuola trasmette tanti valori, ma non può fare da sola».

Gli sportelli d'ascolto nelle scuole

Il dirigente Marco Mosconi ha raccontato di aver istituito il primo sportello d'ascolto nella sua scuola 21 anni fa, frequentato sia da studenti che da genitori. Come riporta La Nazione, questi primi centri di ascolto rappresentano l'evoluzione storica dei servizi di supporto psicologico scolastico.

Nel post-Covid sono arrivati fondi ministeriali per questi sportelli, con una domanda di servizi psicologici aumentata significativamente secondo Il Resto del Carlino. In alcuni casi estremi, le scuole accompagnano gli studenti dalle forze dell'ordine per sporgere denuncia.

Come evidenzia Il Fatto Quotidiano, questi servizi sono rivolti non solo agli studenti ma anche a famiglie e insegnanti, ampliando il ruolo delle scuole come punti di osservazione per identificare difficoltà familiari e problemi degli studenti.

Fonti utilizzate: "AGI", "La Nazione", "Il Resto del Carlino", "Il Fatto Quotidiano"

Nota: Questo articolo è stato modificato con l'aiuto dell'Intelligenza Artificiale.

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